Le origini del Carnevale

Le Origini del Carnevale

 

Il carnevale è una festa mobile che prevede parate caratterizzate da elementi giocosi e fantasiosi in cui l’elemento distintivo e caratterizzante è l’uso del mascheramento dei partecipanti. La storia del carnevale affonda le sue radici nel passato: infatti Babilonesi, Ittiti, Fenici e Egiziani cercavano attraverso questa festa di onorare i propri dèi, mentre Greci e Romani adoravano in particolare il dio del vino. Nel periodo medioevale abbiamo una prima definizione, la festa venne chiamata “fasnachat” o “fesenach”,  ovvero festa di pazzia. Questo termine venne poi successivamente reinterpretato in carnem levare che deriva dal latino e significa (“eliminare la carne”), poiché indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale (martedì grasso). Infatti la festa da pagana, come venne definita dall’imperatore Costantino che addirittura per un periodo la bandì con l’ufficializzazione del cristianesimo come unica religione, divenne cristiana attraverso un compromesso della chiesa cattolica che dichiarò che potevano partecipare al carnevale solo coloro che erano disposti a digiunare quaranta giorni prima della Pasqua.

Infatti oggi la festa si celebra nei Paesi di tradizione cristiana e in particolare in quelli di rito cattolico, i festeggiamenti si concentrano fra giovedì grasso e martedì grasso, ossia l’ultimo giovedì e l’ultimo martedì prima dell’inizio della Quaresima.

Il Carnevale Napoletano

 Il Carnevale, simbolo di libertà e divertimento, follia e antichità, è la festa che più di tutte si sposa con Napoli, e lunga è la tradizione che lo lega ad essa. Infatti, già ai tempi dei romani vi era l’antica festività pagane dei baccanali e dei saturnali.

L’euforia del Carnevale da sempre ha coinvolto tutti i ceti sociali di Napoli. Infatti, se il richiamo festaiolo del Carnevale rappresentava facilmente un momento di svago per il popolo, è interessante notare la forte attrazione che la festa aveva sull’aristocrazia napoletana che, fin dal XIV, coglieva l’occasione per unirsi al popolo, celata da maschere. Con la dominazione dei Borboni, il Carnevale raggiunse il culmine dell’importanza. I festeggiamenti prevedevano iniziative che facevano svanire ogni differenza di ceto e estrazione sociale; un esempio era il Carro della Cuccagna, promosso dai ceti aristocratici proprio affinché il popolo potesse assalirlo e recuperare tutti i lauti pasti presenti in esso.

Nei Campi Flegrei

Nei Campi Flegrei, in particolare a Pozzuoli, nel Rione Terra, vi era il cosiddetto “Carnevale di Papariello”. Come afferma lo storico e pittore Antonio Isabettini, “Papariello” era un fruttivendolo che, dopo qualche bicchiere di troppo, si addormentava travestito sul suo carretto, assumendo la posizione del morto. Il carretto, a mo’ di carro funebre, veniva trascinato celebrando la “Morte del Carnevale”, seguendo la tradizione che voleva che le negatività passate, impersonificate dal morto, fossero condannate così da poter mettersi tutto alle spalle e guardare, ancora una volta, con speranza al futuro.